Cinque mesi dopo

La situazione politica dal mio punto di vista

A cinque mesi dall’ingloriosa fine del governo con la “g” minuscola, voglio fare un quadro della situazione politica attuale dal mio angolo di prospettiva.

Abbiamo un Governo serio e competente, che ci ha tirato fuori, almeno per il momento, da una situazione difficilissima: eravamo ad un passo dal fallimento dello Stato, con tutte le conseguenze negative che avrebbe comportato per tutti noi, soprattutto per quelli che, come me, hanno soltanto i pochi risparmi di
tutta una vita di rinunce e sacrifici.

Svegliarsi al mattino sapendo che il nostro Paese non è più guidato e rappresentato da sordidi e ridicoli personaggi mossi esclusivamente dai loro interessi personali è certamente un fatto che, appena sei mesi fa, non osavamo sperare.
Questo però non vuol dire che si possano accettare acriticamente tutte le scelte del nuovo Governo, né l’impostazione generale della sua azione.

La scelta del primo provvedimento forte preso per “salvare l’Italia”, la drastica riforma delle pensioni, la dice lunga su tale impostazione, ma il Paese l’ha accettata,
sia perché si rendeva conto della situazione d’emergenza, sia perché era presentata come la prima parte di un’azione di governo, che sarebbe stata seguita da
“sacrifici per tutti”. Ma tutti chi?
Parafrasando Orwell, «I lavoratori sono più “tutti” degli altri!»

Con il trascorrere dei mesi e alla luce degli ulteriori provvedimenti governativi, comincia ad apparire chiaro che fra quei tutti non ci sono i politici, non ci sono i ricchi, non ci sono le banche e le assicurazioni, non ci sono notai ed avvocati, e via di seguito. Ci sono i lavoratori con  stipendi da sopravvivenza, in particolare i giovani, che sono sfruttati con i lavori precari e sottopagati, e soprattutto coloro che un lavoro non ce l’hanno perché l’hanno perso o non riescono a trovarlo.

I politici hanno eluso la richiesta di abbassarsi gli sproporzionati stipendi e privilegi istituendo una commissione per determinare quelli medi europei: la commissione, naturalmente, non ha concluso nulla e non si parla più di abbassare quei vergognosi stipendi e tutti gli altri costi della politica. Non si fa riferimento, invece, alle medie europee quando bisogna decidere gli stipendi di operai ed impiegati. Perché non si prendono come parametri questi ultimi stipendi medi, che sono determinati dalle politiche fallimentari dei nostri parlamentari e governanti, per decidere quanto meritano di essere pagati i politici? Perché non si prendono a riferimento il PIL, il fabbisogno annuo dello Stato, il debito pubblico, di cui sono responsabili i politici? La produttività è richiesta soltanto ad operai ed impiegati?

E il truffaldino “rimborso elettorale”, anch’esso sproporzionato, che è, in realtà, un finanziamento pubblico ai partiti (in barba al referendum del 1993)?
L’abc (minuscolo) della maggioranza di Governo ha appena detto che i loro partiti non possono assolutamente rinunciare nemmeno ad una trance di quei soldi pubblici e che il finanziamento pubblico serve ad evitare che la politica finisca nelle mani delle lobbies. E’ preferibile che resti nelle mani dei ladri?
Hanno paura di quella che definiscono “antipolitica”, sottintendendo che solo loro sono la “politica”, ma insistono a difendere i loro soldi, i loro privilegi e così la loro credibilità si avvicina sempre più allo zero. Ma sono proprio tonti? Possiamo pensare di rieleggere gente simile?
Perché poi, “antipolitica”? Se dei cittadini si mettono a fare politica senza entrare in uno dei partiti esistenti per affermare le loro idee e cercare di realizzarle,
sono “antipolitica”?
L’antipolitica è invece quella dei partiti, che sono diventati dei gruppi d’affari (loschi), e dei loro dirigenti, che non hanno altro scopo se non quello di vivere agiatamente sulle spalle dei contribuenti, usando molto spesso il potere per arricchirsi illecitamente. 

Il “Movimento 5 stelle”, ispirato da Beppe Grillo, sta dimostrando che è possibilissima la politica onesta, quella dei cittadini volenterosi che si candidano
con spirito di servizio, non per arricchirsi; si autosovvenzionano; restituiscono il finanziamento pubblico; si autoriducono gli stipendi di consiglieri regionali
da circa dodicimila a demilacinquecento Euro. Questa è la politica di cui ha bisogno l’Italia!!!
C’è un’infinità di cittadini (professionisti, operai, impiegati…) che hanno tutte le capacità per impegnarsi proficuamente nella gestione della cosa pubblica.
Sono inesperti? L’abbiamo visto quanto sono esperti la gran parte dei parlamentari!
E ricordate che razza di ministri abbiamo avuto? Ignoranti, incapaci ed arroganti!

Intanto diversi partiti, preoccupati dai sondaggi, sperando di far dimenticare le loro pesanti responsabilità riguardo alla situazione  precaria di oggi,
annunciano “grandi novità”.
In poche parole, cambieranno nome (come, del resto, fanno tutti i malfattori per non farsi riconoscere), ma ci saranno sempre loro, che non cambieranno mai!

Per tornare all’impostazione dell’azione di governo, cito alcuni altri provvedimenti che, nella loro  grande o piccola incidenza,
per la carica simbolica che rivestono, la rivelano chiaramente:

bullet riforma del lavoro: si approfitta della crisi per togliere diritti ai lavoratori?
bullet aumento del tabacco sfuso: un ministro ha candidamente spiegato che, siccome molti erano passati dalle sigarette (ormai carissime) al tabacco sfuso, bisognava aumentare proprio lì le tasse. Si va a caccia dei poveracci che non si possono permettere neppure le sigarette confezionate?
bullet pagamento dell’IMU sulla prima casa con le tariffe della seconda casa per i pensionati ricoverati nelle case di riposo. Si va a caccia degli anziani già in difficoltà? 
bullet tassazione IRPEF delle borse di studio (cancellata per il coro di proteste). Si va a caccia di quei giovani sfruttati di cui parlavo prima? 

Ma come si fa solo a pensarle cose del genere?

Tra le cose non fatte, poi, da questo Governo, spicca la mancata tassazione dei grandi patrimoni, delle grandi ricchezze.
Si tolgono soldi a lavoratori e pensionati, spingendoli verso la povertà e costringendoli a ridurre anche le spese essenziali, ma si evita accuratamente di
far pagare qualcosa a coloro che nemmeno se ne accorgerebbero, quelli che accumulano sempre di più e portano i loro milioni nei paradisi fiscali.
Ma, anche senza far ricorso al concetto di “giustizia sociale”, non è un’ulteriore spinta alla recessione ridurre la circolazione del denaro?
Loro sono tecnici, ma fanno delle scelte chiaramente sbagliate, e quel che è peggio è che continuano a definirle “eque”.
L’attenuante che il Governo è soggetto all’approvazione del Parlamento e, quindi, condizionato dai veti incrociati dell’abc non ci impedisce di
disapprovare l’iniquità di molti dei provvedimenti presi ed annunciati.

Ci dicono: “Ma se non avessimo fatto queste cose, saremmo finiti come la Grecia e sarebbe stato un disastro per tutti!”

E’ verissimo! Ma, per il momento, è un quasi disastro per la gente comune, mentre continua ad essere una pacchia per pochi privilegiati!

 Una persona di mia conoscenza soleva dire: “Per chi è sempre Pasqua e per chi è sempre Quaresima!”

Sarà sempre cosi? E’ proprio impossibile la giustizia sociale?

Una risposta l’avremo dopo le prossime elezioni politiche, e dipenderà dalle scelte che faremo nell’urna.
Perciò dovremo andarci tutti a votare!
Quel 35% che oggi dichiara di non volerci andare può diventare una maggioranza di governo.

 Perchè rinunciare a questa possibilità di salvezza nell’equità vera???